Lui per primo era sicuro che, dopo aver varcato la soglia dei 65 anni d’età, si sarebbe calmato un po’, ma non è stato affatto così. Iggy stesso ne è rimasto sorpreso. Adesso di anni ne ha 76, ha fatto uscire un nuovo disco, intitolato Every Loser ed è poi ripartito in tour, prima negli Stati Uniti e poi in Europa. Stiamo parlando di James Newell Osterberg, alias Iggy Pop, the Man from Detroit, leader dei seminali Stooges con i quali – fra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta – ha fatto conoscere al mondo le note devastanti della sua musica, una fragorosa miscela di hard rock e di heavy blues che ha scosso le mente delle giovani generazioni.
Da molti considerato il pioniere del Punk o il precursore del movimento “grunge” Iggy, che non ha mai amato le etichette, si è limitato ad affermare che gli sarebbe piaciuto ascoltare una musica fatta in un certo modo e – considerato il fatto che nessuno sembrava intenzionato a farla – ha voluto mettersi alla prova in prima persona. Ha esordito come batterista negli Iguanas, poi è stato chiamato a far parte dei Prime Movers, una band molto interessante che proponeva “blues bianco” e infine ha formato gli Stooges, con i fratelli Ron e Scott Asheton, rispettivamente chitarra elettrica e batteria, e con Dave Alexander, al basso.
Inizialmente la band apriva i concerti degli Mc5, poi si è costruita una dimensione propria e ha pubblicato tre album epocali come “The Stooges”, “Funhouse” e “Raw Power”. Il resto è storia: lo scioglimento della band, causato da eccessi autodistruttivi e dalla droga, il silenzio discografico e la riabilitazione fino alla rinascita con David Bowie. Dal 1977 in poi inizia con The Idiot e con Lust For Life una lunga carriera solista che ha portato alla pubblicazione di album fantastici, fra i più recenti Post Pop Depression del 2016 e Free del 2019, due dischi molto diversi fra loro, che indicano sia la grande maturità compositiva che la totale libertà espressiva raggiunta nel frattempo da Iggy.